Fattore di caduta |
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Per fermare un corpo in caduta riducendo al minimo il
danno è necessario fare in modo che l’energia accumulata nel volo
libero sia assorbita in massima parte dagli elementi della catena
di sicurezza (imbrago, cordino, moschettoni, infissi). Tale assorbimento
può essere realizzato o trasformando l’energia di caduta in calore,
oppure deformando (in modo elastico) alcuni elementi della catena.
Ipotizzando un corpo collegato ad un punto fisso tramite corda (come
in figura), ne consegue l’eliminazione della parte di frizione (e
di riscaldamento) e quindi tutta l’energia viene assorbita come deformazione
elastica della corda stessa. Sul corpo agisce la forza massima, lo
strappo, la nota <<forza d’arresto>> (come battezzata
da Carlo Zantoni) che dipende solo dall’elasticità della corda e non
dalla lunghezza della caduta, in quanto un aumento dell’altezza di
caduta comporta un aumento della lunghezza della corda che reagendo
elasticamente, compensa esattamente tale aumento di energia da assorbire.
Molto importante invece è il <<fattore di caduta>> e cioè
il rapporto fra l’altezza di caduta (h) e la lunghezza del tratto
di corda libera (l) che nel caso ipotizzato può valere al massimo
2 (h = 2l). |
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In ferrata la situazione è invece molto
più sfavorevole in quanto il tratto di corda libera è fisso (intorno
al metro) mentre l’altezza di caduta può essere molto più ampia (anche
di 4/5 metri). Ne consegue che in ferrata, in caso di caduta, si possono
verificare notevoli aumenti della forza d’arresto con relativi grossi
carichi per il fisico dell’escursionista ed aumento della possibilità
di rottura di uno degli elementi della catena di sicurezza. |
Allo scopo di ridurre tale forza d’arresto,
è stato introdotto, a partire dagli anni 60/70 (su un’idea del Californiano
Yvon Chouinard) un attrezzo molto semplice ma anche molto efficace
noto ai più col nome di dissipatore. Il principio base sul quale si
basa è quello di collegare la persona all’infisso lasciando che un
tratto di corda rimanga libero di entrare in tensione in caso di volo
e che possa dissipare parte dell’energia di caduta nell’attrito esercitato
sulla placca forata nella quale è costretto a passare ripetutamente.
L’importanza di tale attrezzo è sancita anche (ed in particolare)
da molte pubblicazioni del CAI degli ultimi anni nei quali se ne raccomanda
l’uso e la diffusione.
In caso di volo, il dissipatore lascia scorrere con frizione il tratto
di corda libera, assorbendo energia. La forza di arresto e di conseguenza
lo strappo sulla persona vengono quindi ridotti sensibilmente.
La riduzione della forza di arresto dipende dal rapporto tra il tratto
sottoposto a frizione e l'altezza di caduta. |
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