La definizione: "Bachmann-Ringknoten" ("Nodo
Bachmann-anello") proviene dal "Papà dei Nodi" austriaco:
Heinz Prohaska, che amministra una specie di "elenco dei nodi".
Alcuni dei pochi alpinisti che lo conoscono, chiamano il "Nodo FB",
il "Nuovo Bachmann" e c’è molta confusione.
Oggi, a me non piace più di sentire sempre parlare di "Nodo
-xxx- Bachmann e vorrei cambiare definizione.
Propongo quindi per i nuovi nodi con anello la definizione: "Nodo
FB-anello", dove FB indica sempre il mio nome "Franz Bachmann".
Ho voluto seguire un po’ ciò che è stato fatto negli
USA dove si conosce un "RBS - knot" = "Richard B. Schroeder
- knot".
(vedi: http://storrick.cnchost.com/VerticalDevicesPage/Ascender/SemiMechPages/CarabKnotE.html
)
Ed ecco un po’ di storia:
Nei primi anni ’50 gli alpinisti svizzeri si legavano la corda principale
attorno alla vita. Gli alpinisti austriaci e quelli tedeschi (e anch’io)
si legavano la corda attorno al torace, quasi sotto le braccia.
In quegli anni, l’imbracatura bassa era ancora sconosciuta, tuttavia
io avevo sempre del materiale pronto per costruirmi una specie di imbraco
basso che utilizzavo anche per la discesa in corda doppia.
Negli anni 1958-1960, alcuni incidenti mi hanno convinto che alcune tecniche,
che a quel tempo erano usuali, erano malsicure. Così per esempio,
il modo di legarsi in cordata su ghiacciaio, come si vede in questo disegno
tratto dal libro di W. Mariner. Con questo sistema, in caso di caduta,
era di importanza vitale:
- prendere l’asola in fondo al cordino tenuto in tasca durante la
progressione normale;
- spingere in su il nodo "Prusik" che collega il cordino alla
corda principale;
- usare l’asola in fondo al cordino come staffa e sistemare il corpo
in una posizione più idonea per risalire sulla corda, come indicato
in questo secondo disegno
tratto sempre dal libro di W. Mariner.
- essere veloci nel posizionarsi sulle staffe. Se questa manovra durava
troppo, se il nodo "Prusik" non teneva immediatamente (perchè
non erano state fatte delle prove accurate precedentemente oppure a causa
di corde bagnate, ecc..), l’alpinista precipitato si trovava presto
in una condizione di sofferenza psico-fisica che gli impediva di completare
la manovra, con gravi conseguenze.
In quel periodo ero istruttore del salvataggio alpino del Liechtenstein
e ho avuto l’occasione di effettuare numerose prove reali con questo
sistema e ho potuto verificare che anche i ragazzi veramente robusti non
erano immuni da questo pericolo.
Questa è stata la spinta finale per sviluppare il "Nodo FB-anello".
Il "Nodo Bachmann" era troppo voluminoso per portarlo sulla
corda. Il "Nodo FB-anello" tiene meglio, specialmente su corde
lisce e bagnate, è molto più facile da spostare, è
sottile come il "Prusik" e lo sostituisce con notevoli vantaggi.
Negli anni successivi non ho più adoperato il nodo "Prusik",
ma ho utilizzato solamente il "Nodo FB-anello" o, in mancanza
di un anello, ho usato più tardi il "Nodo FB-asola".
Questo ultimo nodo ha definitivamente abolito, per me, l’uso del
"Prusik". Con questo nodo si adopera solo un cordino o una fettuccia.
L’uso della fettuccia ha aperto più tardi nuove possibilità.
Negli anni più recenti, una combinazione di una imbracatura bassa
con quella sotto le braccia, fatta con cordini, ha diminuito il problema
di stare appeso alla corda in maniera corretta e finalmente le imbracature
moderne (basse o complete) hanno risolto il problema abbastanza bene.
C’è ancora un problema da risolvere in particolare nelle
risalite dopo cadute in crepaccio, quando sulla corda sono stati fatti
(correttamente) i "nodi a palla". Infatti questi nodi sono efficaci
per frenare la caduta ma rendono più difficile effettuare l’autosoccorso
con autobloccanti.
Non conosco nessuno che abbia fatto delle serie prove realistiche di autosoccorso
in queste situazioni e coloro che ci hanno provato se la sono cavata a
forza di braccia e con qualche manovra improvvisata (per esempio: usando
la piccozza per agganciare le asole dei nodi a palla).
Ma cosa può fare un alpinista comune?
A questo punto occorre fare una piccola parentesi sull’Autosoccorso:
Per una Guida è l’alternativa principale, perchè anche
se la Guida conosce meglio i movimenti nei ghiacciai e non cade facilmente
in un crepaccio, tuttavia questa situazione può accadere.
Io stesso, come "Guida" o "leader" di cordata, non
sono mai caduto accidentalmente in un crepaccio (però ho eseguito
molte prove), ma se fosse avvenuto, la cosa più importante per
me sarebbe stata quella che coloro (o colui) al di sopra del crepaccio
potessero fare una buona tenuta della corda e darmi così la possibilità
di effettuare le manovre di autosoccorso (se poco esperti rinunciando
a fare ancoraggi e soprattutto evitando ancora un’altra caduta).
In queste situazioni, è molto importante disporre di un nodo facile
da spostare, in particolare quando si deve superare l’orlo del crepaccio.
Quella tecnica efficace, che permette di cambiare il carico sull’imbraco
cosciale o sull’imbraco pettorale per spostare i nodi sulla corda,
risulta molto più facile da eseguire con il "Nodo FB-anello".
Per superare i nodi a palla si devono allargare le spire del "Nodo
FB-anello" finchè queste si possono spingere oltre il nodo
a palla. Se viene utilizzato il nodo "Prusik", questo deve essere
sciolto quasi completamente e poi deve essere rifatto oltre il nodo a
palla. Per studiare questa manovra è utile fare delle prove in
falesia o in palestra.
Per ulteriori referenze, consiglio la lettura dei due libri (testi tecnico-didattici):
- "Sicurezza",
- "Autosoccorso" (dove a pg. 24 viene mostrato ancora l’uso
del "Nodo Bachmann" in un Paranco Doppio),
a cura della Commissione Tecnica Nazionale del Collegio Nazionale delle
Guide Alpine Italiane e stampato da Vivalda Editori nel 2002.
Per saperne di più si può consultare: http://www.store.planetmountain.com/Products/Libri_s.lasso?nav=n2&s=libri3
Franz Bachmann
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