Giro del Latemar (Val di Fiemme (TN) - Val d'Ega (BZ))
Predazzo - Moena - Costalunga - Pampeago - Stava - Tesero - Predazzo
18 settembre 2004
Tempo di percorrenza | 6 ore 50 minuti |
Distanza | km 56 |
Dislivello in salita | m. 1430 |
Dislivello in discesa | m. 1430 |
Pendenza massima in salita | 20% |
Pendenza media | 8% |
Altezza massima raggiunta | 1990 (Pampeago) |
Ciclabilità | totale o quasi |
Difficoltà | difficile (lunga e faticosa) |
Punto di partenza e di arrivo | Predazzo(TN) , m.1018 slm |
Cartina usata | Tabacco - Sciliar - Catinaccio - Latemar foglio 029 - 1:25.000 |
Orientamento | Semplicissimo fino a Costalunga, occorre attenzione nella parte centrale. |
Profilo altimetrico | questa volta c'e'. |
Punti di ristoro | Costalunga - Approvvigionarsi di acqua |
Note | Il percorso si svolge per la maggior parte all'ombra nel bosco, adatto quindi anche all'estate. Da evitare subito dopo la pioggia: la parte a nord, dopo il passo di Costalunga e sopra Carezza, diventa fangosa e scivolosa. |
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L'avventura inizia venerdì notte in cantina: alle 1 Bed si arrende: il cambio della sua bici, dopo l'ultimo di molti voli, ha esalato l'ultimo respiro. A nulla sono valse ore e ore di chiavi inglesi, cacciaviti, madonne e quant'altro: fermo sulla corona centrale e guai a toccarlo. Ho come l'impressione che domani saranno cavoli suoi, un girazzo del genere a una velocità. Il ragazzo ha del fegato, appuntamento alle 7 sotto casa sua, viene lo stesso. Oltre che fegato ha anche 3 difetti: è astemio! arriva sempre in ritardo e pedalando canta. Raccattato il ritardatario, partiamo e alle 8 e mezza parcheggiamo a Predazzo all'inizio della strada per Bellamonte.
Mettiamo fuori il naso e ci viene un accidente: fa un freddo bestiale! Il termometro segna 6 gradi e le nuvolette di vapore che escono dalle nostre bocche confermano la prima impressione: siamo in autunno. Ci bardiamo a strati come cipolle e partiamo in direzione Moena. Pedaliamo sulla statale per 2 km e mezzo fino a raggiungere il parcheggio davanti ai trampolini di salto. Attraversato il piazzale e un ponticello giriamo a sinistra su un breve tratto di ciclabile che temina ben presto in una sterrata (cartello direzione Moena). All'altezza di una piscicoltura (sbarra) la forestale si inoltra nel bosco in semipiano lungo il percorso della Marcialonga. La stradella, che doveva essere di tutto riposo, si dimostra invece un faticoso camel trophy pieno di buchi, voragini, fango e tracce di cingolati causa i lavori di allargamento del percorso. Proseguiamo sulla forestale, l'ultimo pezzo della quale riprende un fondo umano, esce dal bosco e sfocia in un prato dove si divide in due rami. Giriamo a sinistra, oltrepassiamo un ponte sull'Avisio e sbocchiamo sulla statale all'altezza di Forno di Moena. (km.5,65) Dopo circa un chilometro, subito dopo il bar "Giardino", seguendo la freccia "Moena" e tornati sulla sponda sinistra dell'Avisio, riprendiamo la forestale, ignoriamo una strada che sale sulla destra e, mantenendoci all'altezza del fiume, continuiamo sul sentiero che diventa ben presto una forestale. Poco dopo un deposito di latterizi (km. 7,7) giriamo a sinistra attraversando un ponte per riprendere la statale. Purtroppo il "sentiero vita" che ci porterebbe a Moena su sterrato è, al momento, intransitabile causa i lavori di costruzione della circonvallazione. Il sole non è ancora arrivato in fondovalle e si pedala ancora intirizziti: la schiena sudata, mani, faccia e gambe gelati. Bed, con la sua mediocorona, schizza via come una scheggia, ma finora stiamo giocando. Voglio vederlo fra poco, che gli scherzi stanno per finire. A Moena (km.10,5) spunta il sole, pausa streep tease, ci trasformiamo, da palombari in ciclisti. In piazza seguiamo a sinistra una strada che si inerpica ripidissima in mezzo alle case in direzione "albergo Soldanella". La nostra bibbia, il libro dei fratelli Margoni, suggerisce di fiancheggiare la Scuola Alpina delle Fiamme Oro per imboccare la strada che porta al passo di Costalunga. Noi fiancheggiamo si, ma dalla parte sbagliata! Pedala pedala arriviamo in vista di Soraga. Soraga?? E che c'entra Soraga?
Niente, Soraga non c'entra: abbiamo sbagliato. Porcaccia miseria, non fosse gia' abbastanza lungo per conto suo questo giro! Per fortuna abbiamo sbagliato solo di un paio di chilometri e i prati cosparsi di colchici, il Sassolungo e la stessa Soraga sono uno spettacolo che ripaga della digressione.
Torniamo sui nostri passi fino alla Scuola di Polizia e raccogliamo le idee: arrivati in cima alla salita passiamo davanti alla scuola SENZA costeggiarla e giriamo a sinistra. Troviamo subito la stradella (via Roncac) che si arrampica verso il passo di Costalunga, e la freccia di legno che segnala il sentiero 519-520. Si, abbiamo finito di giocare: lo sterrato si inerpica ripido nel bosco.
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