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Lago Cece (Lagorai - Val di Fassa - TN) - pag.3

 
Baito Stuet  
 
Ex cimitero di guerra di Cremana  
 
Giù per il prato  
 
Le Pale dai dintorni di Bellamonte  
Giriamo quindi a sinistra e scendiamo al Baito Stuet, proseguiamo ancora dritti fin quando la forestale inerbata sfocia, all'altezza di un curvone, su una strada che imbocchiamo girando a sinistra, prima in discesa su ghiaino poi quasi piana su terra.

A km. 17,88 ci fermiamo perplessi ad un incrocio senza nessun segnale accanto ad un torrentello. Spiegata la cartina e ragionato un po' decidiamo di attraversare un ponticello e di proseguire dritti, ignorando sia la diramazione di destra sia quella che piega a gomito alla nostra sinistra. La strada continua nel bosco, con fondo scorrevole e continui leggeri saliscendi: è un tratto molto gradevole e per nulla faticoso.

A km 18,93 troviamo un bivio con una freccia che segnala, alla nostra destra, un ex cimitero di guerra. La curiosità ha la meglio e andiamo a vedere. Un chilometro di strada piana ci porta in un batter d'occhio ai resti del Cimitero militare di Cremana. Nel 1916 il Lagorai divenne teatro di battaglie e di sanguinosi scontri bellici fra il Regno d'Italia e l'Impero Austroungarico. Numerosi resti di camminamenti e di trincee, sparsi lungo tutta la catena, ne sono le testimonianze e sono ancora frequenti i ritrovamenti di cimeli di entrambi gli eserciti. Il rifugio Cauriol conserva un piccolo museo di reperti e fotografie trovati negli anni nelle vicinanze. Smantellato nel 1941, il cimitero di Cremana custodì fino ad allora i resti di oltre 500 soldati di entrambi gli schieramenti. Tuttora i volontari dell'ANA di Predazzo curano il mantenimento di questo sito a memoria di chi, su questi monti, sacrificò la sua gioventù. Qui e qui le foto del pannello esplicativo esposto accanto al cimitero, che ne racconta in breve la storia.

Dopo una breve sosta facciamo dietro front e torniamo all'incrocio dal quale siamo arrivati, giriamo a destra e proseguiamo, sempre su ottimo fondo e in leggera discesa, fino al lago di Paneveggio, o Fortebuso, che costeggiamo fino in fondo (km. 23,61). Attraversato il ponte, altra riunione operativa: scendiamo per la provinciale fino a Bellamonte e a Predazzo? Tutto su asfalto? In mezzo al traffico? Giammai! Siamo mountain biker o bitumari? E quindi ci inventiamo su due piedi (ruote?) la variante della variante.

Raggiunto l'asfalto giriamo a destra e dopo 700 metri troviamo, alla nostra sinistra, la sterrata che porta verso passo Lusia, malga Bocche e il forte di Dossaccio. Memori di quanto ripida sia la imbocchiamo in agilità e saliamo dritti fino ad un incrocio dove le due diramazioni portano una, verso destra, al passo Lusia, l'altra, la nostra, a sinistra verso forte Dossaccio, che per questa volta non andremo a visitare (km 25, m.1536 s.l.m., m.983 dislivello totale). La salita è piuttosto ripida, fortunatamente a distrarmi ogni tanto si apre uno squarcio fra gli alberi e l'occhio si riposa sul panorama delle superbe Pale di S.Martino che, al sole del pomeriggio, si mostrano nel loro splendore. Si si, sole questo disgraziato! Dopo averci fatto battere i denti per tutta la giornata, minacciato acqua fulmini e tempesta, ha deciso di rasserenare. Accidenti a lui! Dopo 2 km abbastanza tosti, al bivio "Castellir-Bellamonte" (km 27,11, m. 1677 s.l.m., m.1.132 dislivello totale) la strada spiana e noi continuiamo dritti fino a raggiungere.. il prato davanti ad un maso. La strada è scomparsa. Ohibò. Un altro gruppetto di ciclisti, reduci da malga Bocche, si guarda attorno perplesso come noi. Interpellato un contadino, indaffarato per i fatti suoi e non molto disposto a farci da cartina geografica, ci indica la continuazione della strada in fondo al prato, sotto di noi. Ma giù per il prato? Se "sgrunt" vuol dire si, giù per il prato. Cercando di fare meno danni possibile all'erba scendiamo tutti in fila indiana sul bordo del pascolo passando accanto ad un'altro piccolo maso e mettiamo le ruote sulla stradicciola che prosegue, alle nostre spalle, per congiungersi da qualche parte a quella che abbiamo perso. Probabilmete i lavori in corso accanto al maso se ne sono mangiati un pezzetto.

Imbocchiamo dunque la stradina, che ben presto si trasforma in un tratturo in discesa stretto, tecnico e sconnesso, chiacchierando con i nostri compagni di sperdimento: una famigliola con una ragazzina non più grande di 5 anni che si è pedalata, senza tante storie, tutto il dislivello in salita e ora in discesa, dalla provinciale a malga Bocche. Divertendosi anche un bel po' e ciacolando come un mulino. Tosta la bimbetta!

Salutiamo i nostri nuovi conoscenti e scendiamo, godendocela tutta, fino all'asfalto cercando di non investire nonnette e famigliole in passeggiata (km. 29). A questo punto girare a sinistra, in DISCESA, per raggiungere la provinciale che porta a Bellamonte. Noi, da vere volpi, convinti di essere già sulla provinciale, senza connettere il cervello e chiedersi come mai è così poco trafficata e così stretta, giriamo a destra in salita, senza ricordarci che questo tratto l'avevamo già fatto e che salite non ce n'erano più. Quando ci troviamo nel piazzale davanti agli impianti di risalita per il passo Lusia il neurone dà segni di risveglio: ci siamo sbagliati! Così ci siamo pedalati 100 metri di dislivello in più! Brave aquile! Giriamo le bici e torniamo indietro fino alla provinciale, all'incrocio stiamo ben attenti di prendere la direzione Bellamonte-Predazzo, e ci precipitiamo come missili per gli ultimi 10 chilometri e 500 metri di discesa che ci separano dall'auto (km 39). Ebbene si, ogni tanto anche l'asfalto ha il suo fascino ;-).


 
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