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Nomi - Lago di Cei - Malga Cimana (TN) pag.3

 


 
Partita di morra  

Guadagnato un posto all'ombra su una delle panche davanti alla malga e la seconda birra della giornata, ci godiamo un'accesissima partita a briscola dei gestori con alcuni amici, e due ragazze che le suonano di santa ragione alla morra a un paio di basiti omaccioni.
La voglia di risalire in sella non è molta, qui al freschino in quota, all'ombra di un faggio, con la birra davanti al naso; ma l'auto è a Nomi e non pare intenzionata a salire da sola quassù. Quindi ricominciamo a pedalare sulla comoda e ombreggiata stradicciola che, in continui saliscendi, porta fino alla strada che sale da Pomarolo verso la malga Cimana alta, o Cimana di Pomarolo (km. 22.20, 1240 m.). All'incrocio la curiosità vince sulla pigrizia, giriamo a sinistra e in pochi minuti e pochi metri di dislivello raggiungiamo l'Alpe Cimana e la malga alta, anche quella ristrutturata e ormai priva di animali.

 

 
Le tre cime del Bondone  

Bei prati pieni di fiori, bel posto tranquillo (oggi per lo meno) raggiungibile in auto, bella vista sulle 3 cime del Monte Bondone. Girata la bici si torna indietro fino all'incrocio con la strada di malga Cimana bassa, e si prosegue sulla lunga e divertente discesa in direzione Pomarolo. Lunghi tratti asfaltati si susseguono a tratti sterrati ed è un casino: se non si sta più che attenti al cambio di fondo e si scende in velocità si rischia il volo a pelle d'orso. Io che giro con la testa altrove me la sono vista brutta un paio di volte e l'urlo da tacchino in amore dei miei freni XT si e' sentito fino in valle.
A circa 29,5 km dalla partenza e 600 m. di altitudine, in località Servis, poco prima di un capitello che domina la valle posto su una curva, ad un incrocio si gira decisamente verso sinistra all'altezza di una grande tabella in legno. Poco dopo la strada sparisce nel nulla. Ovvero si trasforma in uno sconnesso tratturo che si snoda fra i campi. Per essere certi di non finire chissà dove chiediamo indicazioni a una famigliola stesa sul prato con gatto terrorizzato al guinzaglio appresso, che non sa nulla e a un più informato contadino. Si, siamo sulla strada giusta.

 
Il tratturo fra gli alberi  

Poche centinaia di metri dopo ignorare la stradicciola di sinistra e seguire una tabella con disegnata una moto da motocross. La stradina sempiana si snoda fra alberi e campi per scendere poi rapidamente a un gruppo di abitazioni (ignorare una diramazione a destra).

La strada termina su asfalto su una ripida discesa che porta fino al centro di Nomi. Passiamo davanti alla porta di una gentile signora che, proprio in quel momento, sta scaraventando una secchiata d'acqua sulla strada, evitata di un soffio. Percorriamo le mura del castello, attualmente in ristrutturazione, e ci troviamo esattamente dove avevamo lasciato l'auto :). Per fortuna, qui in valle c'e' ancora un caldo terrificante.
In sostanza: La prima parte del giro non è proprio bellissima, ma il lago di Cei e la zona di malga Cimana ripagano della sfacchinata. Evitare accuratamente la salita da Aldeno in piena estate, nelle ore centrali della giornata e sotto il sole a picco. Credo che in piena stagione sia il lago di Cei che la malga siano pieni di gente, quindi terrei il giro per la primavera quando e' troppo presto per quote più alte, o per l'autunno quando i colori dei faggi e dei larici sono meravigliosi. Da Aldeno a Cei non ci sono punti di ristoro, provvedersi di acqua. Ad Aldeno, sulla strada, c'e' una bella fontana di acqua fresca (e, ehm, un albero di ciliegie...). I biotopi sono notoriamente zone ricche di vita: anche le zanzare e insettacci vari fanno parte del regno animale; io sono tuttora piena di bozze e mi sto ancora grattando a distanza di 5 giorni: portarsi un buon repellente per insetti.

 

 
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