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Partita di morra |
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Guadagnato un posto all'ombra
su una delle panche davanti alla malga e la seconda birra della giornata,
ci godiamo un'accesissima partita a briscola dei gestori con alcuni amici,
e due ragazze che le suonano di santa ragione alla morra a un paio di
basiti omaccioni.
La voglia di risalire in sella non è molta, qui al freschino in
quota, all'ombra di un faggio, con la birra davanti al naso; ma l'auto
è a Nomi e non pare intenzionata a salire da sola quassù.
Quindi ricominciamo a pedalare sulla comoda e ombreggiata stradicciola
che, in continui saliscendi, porta fino alla strada che sale da Pomarolo
verso la malga Cimana alta, o Cimana di Pomarolo (km. 22.20, 1240 m.).
All'incrocio la curiosità vince sulla pigrizia, giriamo a sinistra
e in pochi minuti e pochi metri di dislivello raggiungiamo l'Alpe Cimana
e la malga alta, anche quella ristrutturata e ormai priva di animali.
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Le tre cime del
Bondone |
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Bei prati pieni di fiori, bel
posto tranquillo (oggi per lo meno) raggiungibile in auto, bella vista
sulle 3 cime del Monte Bondone. Girata la bici si torna indietro fino
all'incrocio con la strada di malga Cimana bassa, e si prosegue sulla
lunga e divertente discesa in direzione Pomarolo. Lunghi tratti asfaltati
si susseguono a tratti sterrati ed è un casino: se non si sta più
che attenti al cambio di fondo e si scende in velocità si rischia
il volo a pelle d'orso. Io che giro con la testa altrove me la sono vista
brutta un paio di volte e l'urlo da tacchino in amore dei miei freni XT
si e' sentito fino in valle.
A circa 29,5 km dalla partenza e 600 m. di altitudine, in località
Servis, poco prima di un capitello che domina la valle posto su una curva,
ad un incrocio si gira decisamente verso sinistra all'altezza di una grande
tabella in legno. Poco dopo la strada sparisce nel nulla. Ovvero si trasforma
in uno sconnesso tratturo che si snoda fra i campi. Per essere certi di
non finire chissà dove chiediamo indicazioni a una famigliola stesa
sul prato con gatto terrorizzato al guinzaglio appresso, che non sa nulla
e a un più informato contadino. Si, siamo sulla strada giusta.
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Il tratturo fra
gli alberi |
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Poche centinaia di metri dopo
ignorare la stradicciola di sinistra e seguire una tabella con disegnata
una moto da motocross. La stradina sempiana si snoda fra alberi e campi
per scendere poi rapidamente a un gruppo di abitazioni (ignorare una diramazione
a destra).
La strada termina su asfalto su
una ripida discesa che porta fino al centro di Nomi. Passiamo davanti
alla porta di una gentile signora che, proprio in quel momento, sta scaraventando
una secchiata d'acqua sulla strada, evitata di un soffio. Percorriamo
le mura del castello, attualmente in ristrutturazione, e ci troviamo esattamente
dove avevamo lasciato l'auto :). Per fortuna, qui in valle c'e' ancora
un caldo terrificante.
In sostanza: La prima parte del giro non è proprio bellissima,
ma il lago di Cei e la zona di malga Cimana ripagano della sfacchinata.
Evitare accuratamente la salita da Aldeno in piena estate, nelle ore centrali
della giornata e sotto il sole a picco. Credo che in piena stagione sia
il lago di Cei che la malga siano pieni di gente, quindi terrei il giro
per la primavera quando e' troppo presto per quote più alte, o
per l'autunno quando i colori dei faggi e dei larici sono meravigliosi.
Da Aldeno a Cei non ci sono punti di ristoro, provvedersi di acqua. Ad
Aldeno, sulla strada, c'e' una bella fontana di acqua fresca (e, ehm,
un albero di ciliegie...). I biotopi sono notoriamente zone ricche di
vita: anche le zanzare e insettacci vari fanno parte del regno animale;
io sono tuttora piena di bozze e mi sto ancora grattando a distanza di
5 giorni: portarsi un buon repellente per insetti.
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