Giro del Latemar pagina 4
Riprendiamo la stradicciola che si immette nel bosco, in direzione "21 - Obereggen - Bewaller", e più avanti si trasforma in uno stretto sentiero disseminato di radici umide e scivolose, sassi, saliscendi, a tratti anche ripidi, che il Margoni definisce "piccoli ostacoli naturali" e a me sembrano invece fottuti ostacoli del cavolo. Questioni di punti di vista ;) (Bed pedala col suo monocambio e canta. mah!)
Verso il km 26,5, a 1795 m., si giunge, in discesa, ad un crocicchio con segnavia in legno e di là seguiamo l'indicazione "21A - Gerolds Quelle". Scendere a scapicollo per i pochi metri che separano il sentierino dalla forestale (segnavia bianco/rosso con indicazione "21 A" ben chiaro sul tronco di un albero) e procedere dritti in discesa fino alla stradina asfaltata che da Obereggen porta a Pampeago (km 28,3, 1050 m di dislivello totali). Bene, è fatta! vien da pensare. Come no! La tentazione di scendere verso Obereggen è forte, ma l'auto, ci ripetiamo, sta a Predazzo, nell'altra valle: giriamo dunque a sinistra in direzione del passo di Pampeago. Quando Bed mi informa, con pochissimo tatto, che mancano ancora quasi 300 m. di dislivello mi viene un colpo. E quando incrocio un'allegra brigata di novantenni svizzeri che fanno commenti, li mando poco gentilmente a farsi friggere. Ok, ok, il termine esatto non è stato proprio friggere.
Pedalando e porconando arranco per gli ultimi 3 chilometri e rotti, con tratti piuttosto ripidi, tutti su asfalto per fortuna, che mi separano dal Passo, sognando il momento in cui scenderò finalmente dalla sella. A 3/4 della salita, di colpo, inaspettato, ecco rispuntare il Latemar. La scusa delle foto mi sembra ottima per fermarmi qui e là a rifiatare. Finalmente il passo! (1996 m, km 31,8). Bed è comodamente sdraiato sulla panchina da chissà quanto, ha fatto a tempo a farsi un sonnellino. Be', mi consolo, con l'unico rapporto a disposizione gli è toccato salire come una freccia per forza. (Non voglio sapere quanto prima sarebbe arrivato con il cambio funzionante). Sono anni che non salgo quassu d'estate, fatico a riconoscere il posto dove sono stata tante volte a sciare: il panorama, senza neve, cambia moltissimo.
Dopo un breve riposino ristoratore, è il momento di decidere. E' da ieri che va avanti la discussione: scendiamo su asfalto verso Tesero dalla valle di Stava o saliamo a passo Feudo e ci scapicolliamo giù dalla pista, evitando le gallerie? Le relazioni parlano di una discesa molto tecnica, ripida, sassosa, difficile. Bed la vuole provare, adora le discese sulle quali prodursi in uno dei suoi famosi voli alla Gatto Silvestro, ma la ciurma rumoreggia. Sono quasi altri 200 m. e un paio di chilometri di salita, io ne ho piene le tasche per oggi. Mi pare che 1350 m. siano sufficienti, o almeno le mie gambe sostengono questa tesi. Il pomeriggio è ormai avanzato, le discese tecniche non sono la mia passione, comincio ad avere fame... "Falla tu Bed, ci si ritrova a Predazzo e ci racconti, se sopravvivi". Con un soprassalto di buon senso decide di scendere con noi. Imbocchiamo quindi la sterrata che scende, comoda e piacevole, verso l'Alpe di Pampeago dove ci sono le partenze degli impianti di risalita e dove la strada diventa asfaltata. Da Pampeago a Tesero è una lunga, divertente, velocissima discesa che precipita lungo la valle di Stava. Bed, dopo aver raggiunto gli 82,5 km/h scopre l'esistenza dei freni e decide di farne un, seppur moderato, uso. Le gallerie sono corte, perfettamente illuminate e hanno, per chi non le volesse attraversare, un'alternativa che le aggira, il traffico è nullo e ci divertiamo un sacco. La valle di Stava ha chiuso le ferite lasciate dall'enorme disastro del luglio 1985, quando il crollo dei bacini di Prestavel causarono una gigantesca frana di acqua e fango che spazzò via case, alberghi, pensioni e 268 persone. E' tutto nuovo e ricostruito, spaventosamente nuovo per chi ricorda la tragedia. A Tesero giriamo a sinistra sulla provinciale che si congiunge, più avanti, alla statale della val di Fiemme e pedaliamo per circa 4 chilometri in leggerissima salita, fino a raggiungere, stanchi ma felici, Predazzo. Per dovere di cronaca, 3 giorni dopo ho raccontato ad alcuni amici il nostro giro. Loro sono scesi da passo Feudo: un incubo. Gente tosta, che sa andare, mica pischelli come me. Tutti biammortizzati, proprietari di Scott da 6 milioni di vecchie lirette, gente da qualche migliaio di chilometri all'anno. Uno si è capottato facendosi anche male, due sono scesi per lunghi tratti a spinta, il quarto è arrivato incolume alla meta. Margoni dev'essere Clark Kent :))
Un bellissimo giro, consigliabile in estate per i lunghi tratti nell'ombra del bosco, bellissimo a questa stagione quando non gira praticamente nessuno. E' consigliabile partire con una buona scorta di acqua perchè non ho trovato molti punti di approvvigionamento.
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