Giro del Latemar pagina 3
I canederli, i migliori in assoluto della stagione, la birra fresca, il sole tiepido, i prati pieni di colchici e di genziane, il maestoso panorama sul Catinaccio e, non ultima, la sontuosa fetta di torta "Schwarzwald", complottano per farci venire l'abbiocco. Nessuno ha più voglia di risalire in bici per completare l'oltre metà del percorso che ci attende.
Dopo numerosi tiramolla, il pensiero dell'auto a Predazzo e delle giornate che si accorciano ci schioda dalle panche e ci rimette in sella. Il nostro sentiero parte proprio accanto all'albergo Antermont e punta deciso verso il Latemar. Poche decine di metri più avanti, all'altezza di una tabella "sentiero delle leggende", giriamo a destra in direzione della segnalata "radura di mezzo", seguendo il segnavia n.21. Da qui in poi l'orientamento si fa più problematico e occorre attenzione per non perdersi nel dedalo di sentieri e forestali. Passata una stanga continuiamo fino a raggiungere un bivio dove prendiamo il segnavia nr.13 che si stacca alla nostra sinistra in leggera salita. Il panorama sul gruppo del Catinaccio è grandioso, qualche centinaio di metri sotto di noi si vedono la valle e il villaggio turistico di Carezza.
Proseguiamo dritti sulla forestale fino ad un bivio. Prendiamo la diramazione di destra abbandonando il segnavia n.13 e continuiamo dritti fino a quando la forestale termina in uno stretto sentiero nel bosco. In un continuo saliscendi su fondo abbastanza sconnesso e reso viscido dal fango e da numerose radici affioranti arriviamo, in discesa, ad uno slargo dal quale si diramano numerosi viottoli (m.1750, 21 km). Subito dopo una curva diversi cartelli segnaletici in legno (sentiero delle leggende) ci aiutano a capire la direzione corretta. Ignoriamo il sentiero n.18 che scende verso il Grand Hotel Carezza, il sentiero "Agatha Christie" (dedicato alla memoria della scrittrice che soggiornò al Grand Hotel e che ambientò il suo romanzo “Poirot e i Quattro Grandi” nel "labirinto" del Latemar), e puntiamo decisi in direzione "Mitterleger - Radura di Mezzo", segnavia 21.
Ma come, per di qua? Si, per di qua. Sicuri? Si, sicuri, proprio per di qua. La perplessità nasce dal sentiero che ci aspetta: stretto, ripido, sassoso, il meno attraente di tutti quelli che si dipartono dal crocevia. Dopo circa un chilometro di saliscendi su fondo naturale e molto irregolare, attraversiamo la forestale che sale da Carezza, riprendiamo il sentiero (segnavia "21" su un sasso proprio in mezzo alla carreggiata), e mezzo chilometro più avanti arriviamo in una radura dove ci sono un paio di fabbricati. Il colpo d'occhio è davvero stupendo: siamo proprio sotto il Latemar che si erge poco distante da noi in tutto il suo splendore. L'escursione si svolge per la maggior parte nel bosco, che chiude la visuale sui monti. Ma quando il panorama si apre è davvero stupendo. Mitterleger (m.1839) è uno di quei posti magici che restano nel ricordo.
L'estrema friabilità della roccia, diversa da quella delle Dolomiti e il suo isolamento rispetto agli altri massicci che lo circondano, le scarse strutture presenti in quota, i pochi sentieri che lo attraversano, le numerosissime alternative proposte dai vicini Catinaccio e Sassolungo, hanno preservato il Latemar dall'eccessivo affollamento estivo e conservato quell'atmosfera incantata dalla quale sono nate tante leggende. |